Voleva fare la ballerina, la protagonista di questo “one
woman show”; la ballerina nei più grandi teatri in giro per il mondo: la Scala
di Milano, il Metropolitan di New York, l’Operà di Parigi, il Bolscioj di Mosca;
quello doveva essere il suo posto. E invece ha dovuto accontentarsi di fare
l’attrice e la soubrette in piccoli teatri di provincia, su palcoscenici
scalcinati ed in camerini preda di topi. E’ questo il suo grande cruccio. Ma per
fare la ballerina bisognava andare a Milano o a Parigi; al sud, niente da fare!
Allora, per non “tradire”, per non emigrare, per non abbandonare la sua terra,
ha dovuto sacrificare gran parte dei suoi sogni di gloria.
Se l’avesse vista un grande coreografo, l’impresario di un grande teatro,
avrebbe già preso il volo, sarebbe già partita per l’America!...altro che questa
periferia del mondo in cui è costretta!...Ma ci vuole fortuna anche in questo, a
trovare le occasioni giuste, il momento giusto, nel posto giusto…e quello in cui
vive non è il posto giusto, lo ha capito ormai; non è il posto giusto mai, in
nessun caso, e non lo sarà mai!...Hai voglia a sperare! Meglio darsi pace una
volta per tutte e farsi passare tutte le velleità di fama internazionale.
Eppure, nonostante tutto, qualche soddisfazione l’ha pur ricevuta, facendo la
soubrette e l’attrice al sud. Ne farà vedere e sentire delle belle.
Fra divertimento sofisticato e meditazione autoironica, si snoda in queste
riflessioni, tra una canzone d’epoca e un motivetto accattivante, con macchiette
e riferimenti a spettacoli di repertorio, la vicenda di “Volevo fare la
ballerina”.